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Fallimenti in aumento nell’Ue, la sfida della Bce per la ripresa

Nel quarto trimestre 2022 i fallimenti delle imprese sono saliti al livello più alto dal 2015. La Banca centrale europea prevede di alzare i tassi a marzo per contenere l’inflazione.

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Nel quarto trimestre 2022 si è registrato un boom dei fallimenti delle imprese nell’Unione Europea, con un aumento del 26,8% rispetto al trimestre precedente. Si tratta del livello più alto dal 2015, anno in cui Eurostat ha cominciato a raccogliere i dati su questo indicatore.

Il dato, confermato anche dal quotidiano economico ItaliaOggi, è influenzato dalla fine delle misure di sostegno alle imprese adottate durante la pandemia di Covid-19, che hanno evitato una maggiore ondata di chiusure nel 2020 e nel 2021. Tuttavia, con il ritiro graduale degli aiuti pubblici e il peggioramento delle condizioni finanziarie, molte imprese non sono riuscite a sopravvivere alla crisi.

I Paesi con il maggior numero di fallimenti nel quarto trimestre 2022 sono stati la Francia (+64%), la Spagna (+55%) e l’Italia (+38%). Al contrario, alcuni Paesi hanno registrato una diminuzione dei fallimenti rispetto al trimestre precedente, come la Germania (-9%), l’Olanda (-7%) e la Finlandia (-6%).

Questo fenomeno potrebbe avere conseguenze negative sull’occupazione e sulla crescita economica dell’area euro. Infatti, i fallimenti implicano una perdita di posti di lavoro, una riduzione della capacità produttiva e una minore concorrenza sul mercato. Inoltre, i fallimenti aumentano il rischio di contagio tra le imprese e tra queste e il sistema bancario.

Le previsioni della Bce

Di fronte a questo scenario, la Banca centrale europea ha annunciato le sue previsioni per il 2023 e le sue decisioni in materia di politica monetaria. La Bce prevede di aumentare i tassi di interesse di ulteriori 50 punti base a marzo, portandoli allo 0,75%, dopo averli già alzati due volte nel corso del 2022.

L’obiettivo della Bce è quello di riportare il tasso di inflazione al 2%, che è considerato ottimale per garantire la stabilità dei prezzi e sostenere la crescita economica. L’inflazione nell’area euro ha raggiunto il 4% nel dicembre 2022, il livello più alto dal 2008.

La presidente della Bce Christine Lagarde ha assicurato che nessun Paese dell’area euro cadrà in recessione nel 2023 e che la ripresa economica è solida e resiliente. Ha aggiunto che la politica monetaria sarà determinata da dati quali l’inflazione, il costo del lavoro, l’occupazione e le aspettative dei consumatori e degli operatori economici.

Lagarde ha anche sottolineato l’importanza della cooperazione tra le autorità monetarie e quelle fiscali per affrontare le sfide economiche e sociali dell’Unione Europea.

L’aumento dei fallimenti ostacolo per la BCE nel raggiungere l’obiettivo del 2% d’inflazione.

Non vi è dubbio che l’aumento dei fallimenti delle imprese nell’Ue potrebbe rendere più difficile per la Bce raggiungere il suo obiettivo di inflazione al 2%, poiché una minore attività economica implicherebbe una minore domanda di beni e servizi da parte dei consumatori e delle imprese, che andrebbe a ridurre la pressione sui prezzi e quindi l’inflazione. Questo effetto potrebbe essere amplificato dalla perdita di fiducia e dalle aspettative negative degli operatori economici.

infatti, una minore offerta di beni e servizi da parte delle imprese sopravvissute, aumenterebbe i costi di produzione e quindi l’inflazione. Questo effetto potrebbe essere accentuato dalla scarsità di materie prime e dalla carenza di manodopera qualificata.

Una maggiore eterogeneità tra i Paesi dell’area euro, con alcuni che registrano un’elevata inflazione e altri una bassa inflazione o una deflazione, potrebbe rendere più difficile per la Bce condurre una politica monetaria unica e adeguata alle diverse situazioni nazionali.

Queste considerazioni mostrano come l’aumento dei fallimenti delle imprese nell’Ue possa creare delle sfide per la Bce nel perseguire il suo obiettivo di inflazione al 2%, che richiede un equilibrio tra la domanda e l’offerta di beni e servizi nell’area euro. La Bce dovrà monitorare attentamente l’evoluzione dell’economia reale e dei prezzi e adattare la sua politica monetaria in base ai dati disponibili.

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