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Quanti sono stati i suicidi per la crisi nel 2013?

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Secondo uno studio Link Lab, nel 2013 il fenomeno ha coinvolto 149 persone, quasi il doppio rispetto al 2012. Uno ogni due giorni e mezzo. La metà ha coinvolto un imprenditore, ma cresce anche il dato dei disoccupati. Il picco? Alla scadenza dell’ultima rata Iva.

Nel 2013 sono stati 149: quasi la metà di loro erano imprenditori, il 40 per cento disoccupati, i restanti lavoratori dipendenti ancora attivi, ma evidentemente in difficoltà. Non conosciamo le storie di tutti, anche se quelle di molti le abbiamo lette sui giornali: poche righe scritte con distacco, brevi pennellate schizofreniche sull’affresco della Grande Crisi.

Avranno chiesto aiuto, avranno lottato per non diventare semplici numeri. Ma alla fine ciò che è rimasto è quello. Ora che però qualcuno si è deciso a metterli in fila uno per uno, questi numeri, il risultato complessivo è devastante. E capace di fotografare la congiuntura odierna meglio di mille saggi macroeconomici. Perché quella cifra, 149, rappresenta l’ammontare complessivo dei suicidi causati dalla crisi economica nel corso del 2013: uno ogni due giorni e mezzo.

A sostenerlo sono i risultati di uno studio sfornato da Link Lab , il Centro studi e ricerche socioeconomiche della Link Campus University. Secondo il report, nel 2012 i casi erano stati «solo» 89, uno ogni quattro giorni. Il totale di coloro che davanti all’ennesima cartella esattoriale, all’ennesima ingiunzione, all’ennesimo debito, all’ennesimo fallimento imprenditoriale o personale andato in fumo, decidono di farla finita è dunque quasi raddoppiato lo scorso anno rispetto ai dodici mesi precedenti. Gli indicatori peggiori, però, sono quelli in apparenza puramente statistici, perché ci dicono che nel 2013 anche i tentativi di suicidio sono più che raddoppiati, e che la maggior parte di essi (falliti o riusciti) si è concentrata negli ultimi mesi dell’anno. Alla faccia della ripresina.

Nel 2013, così come nel 2012, la crisi economica, intesa dai compilatori dello studio come come “mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile rappresentante senza dubbio la motivazione principale del tragico gesto” è all’origine di 108 suicidi (72,5% del totale) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012. La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. Ad incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si sono tolte la vita a causa dell’impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato. E forse non è un caso se quasi tutti i decessi di questo tipo si concentrano tra settembre e ottobre, a cavallo cioè della scadenza dell’ultima rata Iva.

Il fenomeno, infine, non conosce più differenze geografiche. Rispetto al 2012, quando il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un’incidenza percentuale pari al 30,3%) l’analisi complessiva dell’anno 2013 sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Insomma, non si è salvato nessuno.

Fonte: Panorama – Gianluca Ferraris

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