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Gelato italiano: la filiera conquista il Nord America

Tra macchine per la produzione e vetrine frigo, il 75% della produzione italiana di tecnologie professionali per le gelaterie esce dal Paese.

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Un’analisi svolta dagli esperti del Salone Internazionale di Gelateria, Pasticceria, Panificazione artigianali e Caffè di Italian Exhibition Group, la cui 43ª edizione si terrà dal 22 al 26 gennaio 2022 alla Fiera di Rimini, conferma dati interessanti in rapporto ai mercati esteri, evidenziando il protagonismo del Nord America e dell’Asia quali mercati emergenti per il gelato di qualità italiano. Il gelato artigianale made in Italy è alla conquista dei palati USA e a grandi passi si avvicina all’ice cream. Innanzitutto affermando qualità e freschezza. Il dolce freddo per eccellenza non è certo sconosciuto agli States, ma quello che gli anglofoni chiamano ice cream e di cui gli americani sono tra i più golosi consumatori, non ha nulla a che vedere con il gelato fresco artigianale. E gli americani lo stanno piacevolmente scoprendo. Il mercato è in costante crescita, con potenzialità enormi che le aziende più strutturate stanno coltivando da tempo e con le iniziative promozionali, in particolare Gelato World Tour e Gelato Festival, che alimentano l’interesse dei consumatori. Risultano superate le 1.000 gelaterie artigianali negli Usa, un valore che ha ampissimi margini di miglioramento. 

Segnale interessante per l’internazionalizzazione delle gelaterie arriva dalle insegne estere, in aumento negli ultimi 18 mesi a livello globale. Tra macchine per la produzione e vetrine frigo, il 75% della produzione italiana di tecnologie professionali per le gelaterie esce dal Paese. Il 2021 mostra segnali positivi da Germania e Corea del Sud.  

Stati Uniti ed Europa mostrano vitalità. Il mercato europeo totalizza circa il 60% dei nostri volumi di produzione. Ricordo che la Spagna è il terzo mercato europeo, dopo la Germania, per il gelato artigianale, il cui potenziale è legato all’economia turistica. Interessante anche la Polonia. Ora quello che occorre è una promozione strutturata e sostenuta che parte dall’Ice e arriva alle aziende, passando per le Camere di Commercio“, ha recentemente ribadito Roberto Leardini, presidente del Gruppo Prodotti per gelato di Unione Italiana Food. Il settore ha ricevuto una spinta importante dagli incentivi per Industria 4.0, ma l’intera filiera registra un periodo in cui, tra il 2019 e il 2020, in media, le perdite calcolate sono tra il 30 e il 35% della produzione. Il sentiment per la prima metà del 2021 è positivo e ci si attende un rimbalzo a due cifre, con la Germania molto dinamica a guida del mercato in Europa. 

Ulteriore analisi per visionare il balzo svolto in termini di internazionalizzazione dell’intera filiera del gelato è dato dalle conversioni tra iscrizioni a corsi di specializzazione professionale e nuove aperture commerciali. Le ragioni di questo balzo sono da ricercarsi in costi più accessibili dei corsi online, una grande offerta di corsi in inglese, il superamento della difficoltà di ottenere un visto per entrare in Italia e l’abbassamento dei costi nel sostenere le spese di viaggio. Da registrare il dinamismo espresso da marchi come l’americana, con solide radici italiane, Gelato Go, e poi le italiane Venchi La Romana che crescono con prospettive estremamente interessanti nel Far East e in Medio Oriente.

Infine, il caso della spagnola Borgonesse che conta una decina di punti vendita tra Madrid e l’Andalusia, con una forte impronta manageriale, e che vuol differenziare la propria presenza fuori dai confini nazionali. Sono segnali importanti per il made in Italy perché, dalle analisi degli esperti, per ogni apertura di un punto vendita all’estero, vengono registrate su base decennale un effetto trascinamento di oltre 500 mila euro tra macchinari, vetrine, attrezzature e ingredienti per le filiere del gelato. 

Domenico Letizia
Domenico Letizia
Giornalista.
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