Il recente G7, che ha riunito in Inghilterra i ministri delle finanze dei paesi occidentali più avanzati, ha delineato il futuro delle imposte sulle multinazionali. Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito hanno concordato un’aliquota minima globale pari al 15% su base nazionale. E per l’Italia questo significherebbe un gettito di 2,7 miliardi in più, secondo le stime elaborate da uno studio dell’Osservatorio fiscale dell’Ue.

Ma non è tutto. I ministri hanno anche confermato l’intento di “raggiungere una soluzione equa sull’allocazione dei diritti di tassazione“, in particolare per per tutte le aziende del digitale che operano in diversi paesi senza una presenza fisica grazie ai modelli di business a distanza. In particolare, i paesi-mercato, dove viene operato il business, ottengono nuovi “diritti di tassazione su almeno il 20% dei profitti che superano un margine del 10% degli extra profitti per le imprese multinazionali più grandi e redditizie“. Si tratta quindi di una mini-web tax che, secondo le stime degli esperti, ammonta a meno dello 0,1% degli utili.

La conseguenza di questo potrebbe essere l’abolizione di tutte le web tax unilaterali approvate dai diversi paesi europei nel corso degli ultimi anni, Italia compresa. “Forniremo un coordinamento appropriato tra l’applicazione delle nuove regole fiscali internazionali e la rimozione di tutte le tasse sui servizi digitali, e altre misure simili pertinenti, su tutte le aziende” hanno scritto i ministri dei sette paesi.

Intanto però non mancano le critiche ai punti emersi nell’accordo del G7. L’aliquota minima al 15% viene considerata ancora troppo “generosa”, dato che i principali Paesi UE applicano tasse già ben superiori a questa soglia.

D’altra parte, la tassa extra sulle imprese digitali escluderebbe persino colossi come Amazon se si applicasse solo al profitto che supera un margine del 10%: la multinazionale dell’e-commerce, con un valore di mercato di 1,6 miliardi di dollari, nel 2020 ha registrato un margine di profitto fermo al 6,3%.

Ora la palla passa al G20, in programma a Venezia dall’8 all’11 Luglio, dove saranno presente, insieme ai ministri del G7, quelli di una platea di Paesi allargata e dei governatori delle banche centrali.