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Direttiva Dac7: piattaforme digitali obbligate a comunicare i redditi degli utenti alle autorità fiscali

La Direttiva Dac7, in vigore dal 31 dicembre 2022, obbliga le piattaforme digitali a comunicare i redditi degli utenti che effettuano almeno 30 operazioni per €2.000/anno alle autorità fiscali europee.

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La Direttiva Dac7, entrata in vigore il 31 dicembre 2022, obbliga le piattaforme digitali a comunicare alle autorità fiscali europee i redditi degli utenti che hanno effettuato almeno 30 operazioni per almeno 2.000 euro nell’anno solare.

Ciò riguarderà non solo i privati cittadini ma anche le società che vendono o prestano servizi online attraverso piattaforme di intermediazione, come ad esempio una PMI che vende i propri prodotti attraverso Amazon.

L’obbligo di comunicazione standardizzata e lo scambio automatico di informazioni tra gli stati membri consentiranno alle amministrazioni fiscali di acquisire i dati necessari per controllare i ricavi realizzati dagli operatori attraverso il web.

La digitalizzazione dell’economia ha reso estremamente difficile per le amministrazioni fiscali degli stati membri acquisire le informazioni sufficienti per valutare e controllare correttamente i ricavi realizzati dagli operatori attraverso il web, soprattutto perché i proventi transitano attraverso piattaforme digitali stabilite in giurisdizioni estere.

La Dac7 ha l’obiettivo di combattere l’evasione fiscale e la concorrenza sleale tra le imprese, consentendo alle autorità fiscali di individuare i contribuenti che non hanno dichiarato i redditi percepiti attraverso le piattaforme digitali. La comunicazione riguarda le attività pertinenti come la locazione di beni immobili, i servizi personali, la vendita di beni e il noleggio di qualsiasi mezzo di trasporto.

La Commissione dell’Unione Europea ha annunciato che l’introduzione di un nuovo meccanismo consentirà di ottenere entrate fiscali aggiuntive per un valore di circa 30 miliardi di euro in tutta l’UE.

Tale meccanismo prevede l’obbligo per i gestori delle piattaforme digitali di segnalare automaticamente all’amministrazione fiscale i contribuenti che non hanno dichiarato i propri redditi percepiti tramite tali piattaforme.

Ad esempio, se una piccola o media impresa italiana vende almeno 30 oggetti su Amazon, generando almeno 2.000 euro di fatturato, Amazon comunicherà i redditi guadagnati dalla società all’autorità fiscale del Lussemburgo, dove la piattaforma e-commerce ha la propria sede principale.

Successivamente, l’autorità fiscale del Lussemburgo invierà tali informazioni all’Agenzia delle Entrate italiana. In tal modo, l’amministrazione fiscale italiana sarà in grado di incrociare le informazioni ricevute dal Lussemburgo con le dichiarazioni fiscali della società e avviare un’eventuale azione di accertamento nel caso in cui i dati non coincidano.

DAC7: l’Italia già in mora dalla Commissione Europea

L’Italia è stata messa in mora dalla Commissione europea il 27 gennaio 2023 per non aver rispettato la scadenza di recepimento del 31 dicembre 2022. Mentre il primo scambio automatico tra le autorità fiscali avverrà il 29 febbraio 2024.

La direttiva Dac7 rappresenta quindi, un’importante misura di contrasto all’evasione fiscale e alla concorrenza sleale tra le imprese e grazie all’obbligo di comunicazione standardizzata da parte dei gestori delle piattaforme digitali e al conseguente scambio di informazioni tra gli stati membri, le amministrazioni fiscali potranno acquisire i dati necessari per controllare i ricavi realizzati dagli operatori attraverso il web.

Il decreto prevede che le piattaforme online debbano fornire anche le informazioni relative ai clienti dei venditori, come il nome, l’indirizzo, il codice fiscale e il numero di partita IVA.

Questi dati saranno utilizzati dalle autorità fiscali per ricostruire i flussi di denaro generati dalle vendite online e individuare eventuali comportamenti evasivi da parte dei venditori. È importante sottolineare che la direttiva Dac7 non riguarda solo i venditori che operano su piattaforme digitali, ma anche coloro che svolgono attività di locazione di beni immobili, offerta di servizi personali e noleggio di qualsiasi mezzo di trasporto tramite siti web o app.

Inoltre, la direttiva si applica a tutte le piattaforme digitali, anche quelle che non sono domiciliate all’interno dell’Unione Europea.

L’obiettivo principale della direttiva Dac7 è quello di combattere l’evasione fiscale e aumentare il gettito fiscale a livello europeo. Grazie alle informazioni fornite dalle piattaforme digitali, le autorità fiscali potranno individuare i venditori che non hanno dichiarato correttamente i propri redditi e richiedere loro il pagamento delle tasse dovute.

Questa direttiva rappresenta un passo importante verso una maggiore trasparenza fiscale nell’era digitale, ma al contempo potrebbe generare preoccupazioni riguardo alla privacy dei dati personali dei venditori e dei loro clienti. È quindi fondamentale che le autorità fiscali e le piattaforme digitali garantiscano la sicurezza e la riservatezza dei dati personali, rispettando i principi di protezione dei dati stabiliti dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati dell’Unione Europea.

La direttiva Dac7 rappresenta un passo importante per combattere l’evasione fiscale nell’era digitale, ma richiederà un’adeguata preparazione da parte dei venditori e delle piattaforme digitali per garantire la corretta comunicazione delle informazioni richieste e la protezione dei dati personali. Si tratta di un cambiamento significativo che potrebbe avere un impatto importante sulle attività online di molti venditori, ma che è necessario per garantire una maggiore trasparenza e giustizia fiscale a livello europeo.

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