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martedì, Ottobre 1, 2024
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Commonwealth: i rapporti con l’UE dopo la Brexit

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Era un evento molto atteso quello svoltosi a Roma, nell’ambito del Festival della Diplomazia, dedicato alla tematica del “Brexit e Commonwealth: threats and opportunities. A new era for international trade agreements?”. E l’interesse degli argomenti trattati ha ben risposto alle aspettative.

Ha introdotto i lavori il segretario della Commissione Affari Esteri ed Emigrazione del Senato Francesco Giacobbe. Hanno relazionato autorevoli esponenti, tra i quali Edward Mura, Chairman del Commonwealth Club of Rome, il senatore Alessandro Alfieri, capogruppo PD in Commissione Affari Esteri, Emigrazione, Shirish M. Soni, l’Ambasciatore del SudAfrica in Italia, Anthony George Simpson, Ambasciatore della Nuova Zelanda in Italia e Valentina Muiesan, Consigliere DGMO della Farnesina.

Far parte di un mercato unico di 2,4 miliardi di persone con oltre 50 paesi con i quali la UE ha stretto accordi commerciali è una priorità e opportunità che tutti i rappresentanti del Commonwealth vogliono tutelare e valorizzare.

Incerte sono le conseguenze dell’accordo sulla politica interna britannica e sul rapporto con gli stati dell’Unione Europa. Almeno due sono ancora i nodi da sciogliere: la data delle elezioni politiche e il referendum confermativo della Brexit. Per quanto riguarda la data delle prossime elezioni britanniche, Johnson oggi non ha una maggioranza ed appare probabile che si tengano elezioni anticipate. 

In considerazione dell’attualità geopolitica della Gran Bretagna è importante comprendere cosa pensa e a cosa sta lavorando il variegato panorama che abbraccia il vecchio mondo coloniale britannico che si riconosce nel Commonwealth, 53 nazioni e 2,2 miliardi persone, e il cui cuore pulsa soprattutto in Asia e in Australia.

Molteplici e innumerevoli le preoccupazioni che i vari stati si accingono a superare anche con la sottoscrizione di nuovi accordi e convenzioni. Incertezze che rimbalzano su varie testate e media legati al mondo del Commonwealth. Ad esempio, “Il Caffè Geopolitico” ha riportato un articolo del giornale keniano The Star in cui si riferisce che una delle più grandi aziende di trasferimento di denaro in Africa, la Dahabshiil, ha avvertito che “Brexit” potrebbe deprimere il ricco giro d’affari legato alle rimesse degli emigrati e influenzare negativamente gli investimenti nella regione.

Il dibattito organizzato dal Festival della Diplomazia ha aiutato a comprendere le idee e le visioni che provengono dai protagonisti del Commonwealth e di chi in Italia lavora, promuove e incoraggia la collaborazione e l’attivazione di progetti.

Il Senatore Francesco Giacobbe ha dichiarato: “La Brexit genererà dei problemi anche per l’Italia e per il futuro dei rapporti del Regno Unito con l’Unione Europea. Ho interesse per il destino e le prospettive del paese perché vivendo in Australia, vivo sulla mia pelle le problematiche che la Brexit e il rapporto con il Commonwealth può generare. Ringrazio il presidente del Club di Roma del Commonwealth, ringrazio il senatore Alessandro Alfieri, il vice ambasciatore del Sud Africa, l’Ambasciatore della Nuova Zelanda e alcuni rappresentanti dei gruppi di amicizia tra parlamenti italiani e paesi del Commonwealth, tra i quali l’onorevole Ungaro rappresentante dell’amicizia tra Italia e Malta per la volontà di voler intraprendere iniziative comuni e capire a fondo ciò che possiamo e dobbiamo fare. Non sappiamo quello che accadrà nei nostri rapporti ma tale evento ci ha permesso di tornare a riflettere sul futuro delle nostre relazioni, comprendendo anche le problematiche di coloro che con un passaporto europeo vivono e lavorano all’interno di paesi del Commonwealth. E’ importante capire come sviluppare le opportunità di interscambio nell’immediato futuro. Abbiamo una forte presenza di italiani in questi paesi e l’Italia può divenire un interlocutore importante per affrontare tali problematiche”.

Edward Mura, Presidente del Commonwealth di Roma è stato molto chiaro: “Al di là dei problemi della Brexit si può promuovere l’economia italiana con i paesi del Commonwealth. Se riusciamo a fare squadra con questi paesi possiamo vincere e sviluppare iniziative, sviluppare commercio e investimenti al di là di quello che sarà la Brexit e le sue problematiche”.

L’ambasciatore della Nuova Zelanda Anthony Muisan

Particolarmente interessante e importate è stato l’intervento dell’ Ambasciatore della Nuova Zelanda Anthony Muisan che, tra le varie prospettive future dei rapporti tra i paesi, ha evidenziato che “il problema della Brexit riguarda il Regno Unito e come rappresentante della Nuova Zelanda non posso entrare in problematiche interne al Regno Unito. Noi come Commonwealth siamo disponibili ad allargare i nostri mercati e siamo aperti alle democrazie. Siamo aperti, dialoghiamo, siamo esempio di libertà e democrazia. Ricordo che per essere membri del Commonwealth dobbiamo rispettare dei parametri precisi in democrazia, stato di diritto e diritti umani. Penso che la Brexit può essere vista anche come un’opportunità per dialogare tra i paesi che sono legati alle scelte del Regno Unito. Proviamo ad intravedere nuove opportunità”.

Attenzione particolare è stata dedicata anche alla relazione del Vice Ambasciatore del Sud Africa in Italia che prendendo la parola ha subito ricordato l’importante evento che presto caratterizzerà il paese.

Siamo prossimi a festeggiare i 25 anni della democrazia, dell’indipendenza e della libertà in Sud Africa e questa per noi è una data immensamente importante. Noi facciamo parte del Commonwealth e siamo orgogliosi del nostro processo democratico così come siamo orgogliosi dei rapporti tra l’Italia e il Sud Africa. Il Sud Africa ha già negoziato un accordo con il Regno Unito e nel caso di un accordo Brexit ufficializzato, il nostro paese regolerà  senza alcun problema altre tipologie di rapporti. Abbiamo già lavorato ad un pacchetto di accordi che valutano diverse prospettive e future scelte politiche che possono presentarsi davanti il nostro commino. Anche nel caso il Regno Unito uscirà definitamente dall’Europa, come paese siamo già pronti a stipulare accordi economici e commerciali con l’Europa”.

Anche il senatore Alessandro Alfieri è intervenuto, affermando: “Il parlamento italiano ha già approvato una legge per difendere il commercio e le iniziative economiche del nostro paese nel contesto del Commonwealth. Io credo nella diplomazia parlamentare e la diplomazia può rappresentare uno strumento utile ed efficace per implementare il commercio e gli investimenti al di là di ogni accordo pro o contro la Brexit ”.

In conclusione, il Consigliere DGMO della Farnesina Valentina Muiesan ha rassicurato: “Sono numerosi gli accordi che vanno valorizzati e tutelati come i lavori legati alle infrastrutture e alla promozione dell’agroalimentare, implementando i nostri investimenti in tali paesi grazie anche alla presenza di numerosi italiani nel contesto del Commonwealth. La Brexit ci dà una scossa per muoverci a risolvere tali problemi sempre nel segno degli accordi sulla sostenibilità di Parigi. La diplomazia parlamentare è uno strumento efficace che può superare problematiche locali quando gli strumenti legislativi degli stati non riescono”.

Voci, opinioni, politiche e diplomazie fuori dal coro, dunque, in un panorama vastissimo che abbraccia quello che fu il mondo coloniale britannico, e quello che sarà una nuova frontiera post Brexit per il Regno unito.

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