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Partite Iva: l’oppressione dello Stato continua

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Le Partite Iva in Italia continuano ad avere vita difficile. Possiamo definirli gli eroi della contemporaneità della nostra Penisola. Tale categoria è quella che produce davvero, pagando i contributi anche a qualche altra categoria meno attiva, pagano tasse enormi e superando numerosi controlli fiscali, oppressivi e criminali.

Una situazione che induce tali imprenditori ad essere eroi e spesso poveri, nonostante un fatturato buono. Il 25% dei protagonisti di tale attività vive sotto la soglia di povertà. Inoltre, dal 2016, sono 3,3 milioni in meno le partite Iva attive, nonostante l’ampliamento del regime forfettario realizzato con la legge di bilancio 2019 (legge 145/2018).

Grazie a Federcontribuenti abbiamo un quadro nazionale preciso sullo stato dei lavoratori autonomi del nostro paese. Sono 5,3 milioni le partite Iva aperte in Italia, un numero che vale il 23,2% degli occupati totali. Rispetto al 2016, però, si è registrato un calo di 3,3 milioni di soggetti, visto che tre anni fa erano 8,6 milioni i lavoratori autonomi. Questo nonostante le misure approvate con la manovra del 2019, in particolare l’ampliamento del regime forfettario fino a 65 mila euro di fatturato che ha portato a un importante incremento di aperture nel 2019: l’anno scorso, infatti, sono nate più di 400 mila nuove partite Iva.

Lo Stato attua una pressione fiscale differenziata e oppressiva dietro quella leggenda che vede gli autonomi come evasori fiscali per antonomasia.

Restano poi senza risposta alcuni interrogativi: Perché un piccolo imprenditore non deve avere diritto ad ammalarsi? Perché non deve aver diritto a delle ferie pur oppresso da mille adempimenti fiscali? Cosa riceve in cambio di tutte le tasse? Perché paga una tassa su soldi che non sono stati ancora guadagnati?

Oltre alle difficoltà reddituali, molti autonomi si trovano ad affrontare problemi legati alla propria situazione debitoria. Infatti, il 98% ha in corso rateizzazioni per debiti o mancati pagamenti che si accumulano alle scadenze fiscali: «tutti gli autonomi», si legge nella nota Federcontribuenti, «alla fine di ogni anno aprono la Pec tremando. Questo perchè di norma ricevono avvisi di sanzione da parte dell’Inps con ricalcoli misteriosi basati su vecchie dichiarazioni dei redditi, anche di 6-7 anni prima , con intimazioni a pagare entro cinque giorni».

Come possiamo definire il comportamento delle istituzioni pubbliche nei confronti dell’unica categoria sociale che realmente produce?

Terrorismo psicologico: ecco cosa subisce un lavoratore autonomo. In Italia il 95% sono micro imprese e, tranne qualche rara eccezione, sono tutte indebitate con il fisco e non perché evasori. La verità è che queste Partite Iva pagano e sostengono le pensioni di un paese con molti anziani, troppi stipendi pubblici e da qualche mese mantengono anche il reddito di cittadinanza.

La verità è che stiamo assistendo ad una nuova lotta di classe, un nuovo conflitto sociale: lavoratori autonomi contro lavoratori pubblici. Il pubblico vive grazie al sangue succhiato alle partite Iva. Le partite Iva, prima o poi, cercheranno di fermare tale meccanismo predatorio e inaccettabile, per pura sopravvivenza. Un’urgenza non più rinviabile.

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