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L’Italia e l’impegno comune per attrarre gli investimenti esteri

Per sviluppare al meglio il meccanismo degli investimenti esteri risulta essenziale intraprendere processi di riforma sia in ambito burocratico-fiscale che in termini di logistica e mobilità delle merci.

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Sono innumerevoli i focus da analizzare e riformare per attrarre gli investimenti esteri verso la nostra Penisola. Fisco, Zone Economiche Speciali, riforma della giustizia e sviluppo economico, sono alcuni dei punti della politica sugli investimenti esteri discussi in Cabina di regia per l’internazionalizzazione. Alla presenza di 10 ministri, diversi sottosegretari e numerosi rappresentanti di istituzioni nazionali, come ICE, Invitalia e CDP, la Cabina di regia per l’internazionalizzazione ha analizzato le opportunità italiane per attrarre imprenditori e investitori al fine di riuscire a porre il nostro Paese al centro degli interessi degli investimenti esteri.

Una politica, quella dei foreign direct investments (FDI), su cui il nostro Paese sconta uno storico ritardo di governance rispetto ad molti altri paesi. La creazione del Comitato per l’Attrazione degli Investimenti Esteri, (CAIE), ad esempio, risale al 2014. E più recente ancora è la riorganizzazione delle competenze tra il MISE e MAECI, e tra le relative agenzie Invitalia e ICE. Ricordiamo che gli investimenti diretti sono gli acquisti di quote del capitale azionario di un’impresa (impresa oggetto dell’investimento o affiliata) che opera in un paese diverso da quello in cui risiede l’investitore diretto, con l’obiettivo di esercitare un controllo o un grado di influenza significativo sulla gestione dell’impresa e stabilire con questa un legame durevole. Tuttavia, per sviluppare al meglio il meccanismo degli investimenti esteri risulta essenziale intraprendere processi di riforma sia in ambito burocratico-fiscale che in termini di logistica e mobilità delle merci.

I fattori che rendono attraente un paese per gli investitori esteri sono molteplici e molto diversi tra loro. Si va dai tempi della giustizia, alle infrastrutture (materiali e immateriali), dagli incentivi, al lavoro. Importante è anche valorizzare l’ecosistema della ricerca e dell’innovazione, o dei settori già sviluppati e in cui c’è margine su cui investire. Il rafforzamento dell’offerta nazionale di investimento da comunicare agli investitori esteri è essenziale per la promozione del nostro Paese all’Estero. In questo caso si va dai comparti tipici del Made in Italy (inclusi i settori tecnologici come l’aerospazio), alla transizione energetica, la valorizzazione degli asset pubblici (come il real estate e la logistica), l’offerta localizzativa (con la sistematizzazione ad esempio delle aree dismesse a disposizione di potenziali investitori). Inoltre, l’obiettivo è quello di continuare a lavorare per potenziare la rete estera dell’ICE dedicata agli FDI, così come sul fronte dello scouting di investitori esteri in Italia, con un’attenzione particolare alla retention. Un numero considerevole dei nuovi investimenti origina infatti dall’espansione di attività di multinazionali già presenti in Italia. Questo, unito al fenomeno del reshoring, fa sì che esista una grande prateria di investimenti che possono essere incentivati più facilmente di un green field, partendo da situazioni (la multinazionale già operativa) o dinamiche (il reshoring in corso) già presenti.

Inoltre, verrà realizzato un Piano di attività promozionali FDI sui mercati esteri e settori target, così come si proseguirà con la semplificazione normativa e regolamentare per il miglioramento del clima di investimenti in Italia. Riforme da attuare il prima possibile. Uno studio, condotto nel 2019 dall’Ufficio studi dell’organizzazione degli Artigiani di Mestre, evidenziava che con tante tasse e burocrazia, una giustizia civile poco efficiente, tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione tra i più lunghi d’Europa e un deficit infrastrutturale significativo, non vi era da meravigliarsi se l’Italia si collocava al penultimo posto nell’Unione Europea per gli investimenti diretti esteri. Nel 2018, tra i Paesi Ue monitorati dall’Ocse, solo la Grecia faceva peggio (16% del Pil), mentre la Spagna era a metà classifica con il 48,3%.

Attualmente, le opportunità non mancano ed iniziano ad intravedersi importanti prospettive per attirare gli investimenti esteri in Italia con un rafforzamento degli incentivi per l’attrazione di nuovi investimenti esteri e una semplificazione delle procedure istruttorie, evitando le duplicazioni di verifiche e incrementando quelle ex post rispetto a quelle ex ante, il potenziamento del “fast-track” e la previsione di un’adeguata dotazione di risorse, eventualmente riservando un apposito stanziamento ai settori strategici (come le scienze della vita, le biotecnologie, l’energia e la mobilità sostenibile, la logistica, l’industria automobilistica e aerospaziale, l’agroalimentare, l’immobiliare e il manifatturiero di nuova generazione).

Tra le iniziative prioritarie da attuare figura, infine, anche un pacchetto localizzativo per le Zone Economiche Speciali (ZES). Misura particolarmente cara alla ministra per il Sud e la Coesione, Mara Carfagna, che durante la Cabina di regia ha annunciato una serie di misure per dare maggiore attrattività agli investimenti esteri nel Mezzogiorno. Oltre alla proroga della decontribuzione del 30% dei contratti di lavoro è in arrivo anche una riforma della governance delle ZES e un accordo di partenariato strutturale con la Farnesina per diffondere il più possibile tra gli investitori internazionali le opportunità e le agevolazioni di cui potranno godere gli operatori economici esteri nelle ZES italiane.

Opportunità importanti anche per attrarre investimenti esteri da paesi molto strategici come Stati Uniti e Canada. D’altronde, Unione europea e il Canada hanno adottato decisioni che permetteranno il concreto funzionamento dell’Investment Court System, il tribunale per la risoluzione delle controversie tra un’azienda privata e uno Stato previsto dal CETA. Con l’entrata in funzione dell’ICS sarà più semplice promuovere il sistema Italia verso il Canada. Il tribunale pone in essere il nuovo approccio dell’Unione europea in materia di controversie sugli investimenti, con l’obiettivo di eliminare il rischio di abusi. Pertanto dopo il CETA, l’UE ha deciso di prevedere l’adozione dell’Investment Court System anche nell’ambito di altri accordi commerciali come ad esempio quello con il Vietnam, il Messico e Singapore. Elementi che aiutano e aiuteranno ad attirare investimenti esteri verso l’Italia.

Domenico Letizia
Domenico Letizia
Giornalista.
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