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mercoledì, Settembre 17, 2025
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Lavoro: Demansionamento e mansioni superiori – obblighi dell’azienda

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Gli obblighi normativi cui è tenuta l’azienda nei confronti di dipendenti e lavoratori in tema di qualifica professionale e retribuzione competente.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di garantire ai dipendenti un inquadramento professionale ed economico adeguato alle mansione che è chiamato a svolgere (articolo 2103 c.c.) senza alcuna penalizzazione nella retribuzione. Qualora al lavoratore vengano assegnate mansioni superiori, l’assegnazione diviene definitiva – se non ottenuta per semplice sostituzione di altro lavoratore assente – dopo un periodo fissato dai contratti collettivi, e comunque non superiore a tre mesi. In questo caso subentra anche il diritto al trattamento economico corrispondente.

L’azienda deve quindi adibire il lavoratore alla mansione per cui è stato chiamato a operare corrispondenti alla categoria o livello professionale che abbia acquisito in corso di rapporto e, comunque, equivalenti o superiori alle ultime effettivamente svolte.

In materia di mansioni equivalenti, la Giurisprudenza ha affermato che il criterio di equivalenza non deve essere confuso con la parità di valore o con la mera affinità delle mansioni: non è sufficiente che le mansioni siano comprese nel medesimo livello contrattuale. È necessario valutare piuttosto l’equivalenza di tali mansioni con quelle precedenti, in base a contenuto, natura e modalità di esecuzione. In altre parole, le nuove mansioni devono corrispondere alla specifica competenza tecnica del dipendente, salvaguardandone il livello professionale e consentendo l’utilizzo dell’esperienza acquisita nella pregressa fase del rapporto lavorativo (Cass. civ. n. 7040/1998).

Mansioni superiori

In materia di mansioni superiori, invece, l’articolo 2103 c.c. opera una distinzione tra “promozione definitiva” e “promozione ex lege”: la prima è stabile mentre la seconda temporanea, almeno fino a quando non sia trascorso il termine previsto dalla contrattazione collettiva (e non superiore a tre mesi) e purché l’assegnazione non sia avvenuta per sostituire lavoratori assenti con diritto alla conservazione del posto.

tratto da www.pmi.it

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