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In Italia si muore di burocrazia – ecco le scadenze per Partite IVA e PMI

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Tutti gli adempimenti burocratici e fiscali per Partite IVA e imprese italiane a Gennaio e Febbraio 2013: l’analisi della CGIA di Mestre su oneri e costi della burocrazia a carico delle piccole e medie aziende e dei professionisti.

Inizia all’insegna delle scadenze fiscali il 2013 diimprenditori e partite IVA: 15 gli appuntamenti di Gennaio con il Fisco, mentre a Febbraio ce ne saranno ben 16.
Un numero eccessivo di incombenze sulle spalle di imprese e professionisti, notoriamente subissati dalla burocrazia italiana.

Il peso degli adempimenti incide anche in termini economici.

Per la CGIA la burocrazia costa ad imprese e professionisti circa 26,5 miliardi di euro all’anno e le tasse circa 3 miliardi di euro all’anno; il carico fiscale circa il 69% circa dell’utile aziendale.

E a farne le spese, come sempre, le realtà di dimensioni minori come le PMI:

Scadenze Gennaio 2013

  1. Comunicazione sostituto d’imposta per Modello 730, se si presta assistenza fiscale ai lavoratori;
  2. IRPEF a dipendenti e collaboratori;
  3. contributi previdenziali e assistenziali per dipendenti e collaboratori;
  4. liquidazione IVA;
  5. rimborso o compensazione IVA infrannuale 4° Trimestre;
  6. imposta sulla pubblicità;
  7. pubbliche affissioni;
  8. Tosap;
  9. canone RAI;
  10. elenchi INTRASTAT;
  11. Comunicazione sulle Dichiarazioni di Intento per acquisti o prestazioni confluiti nella liquidazione IVA;
  12. invio dati diverifica periodica e ai tecnici incaricati dai fabbricanti di misuratori fiscali e laboratori;
  13. UNIEMENS;
  14. operazioni IVA con operatori economici con sede in Paesi a fiscalità privilegiata;
  15. Tassa automobilistica per veicoli con scadenza periodo di validità nel mese di dicembre.

Per il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi «se consideriamo che la burocrazia è diventata una tassa occulta che sta soffocando il mondo delle PMI, che il carico fiscale ha ormai raggiunto livelli non riscontrabili altrove e che il costo dell’energia è tra i più alti tra i Paesi UE, non c’è da meravigliarsi se gli investitori stranieri non vengono qui da noi. E quei pochi che ci sono spesso sono sul punto di lasciarci».

Burocrazia e tasse restano il vero ostacolo  per lo sviluppo delle imprese italiane, che lottano contro la crisi e la stretta al credito.

Ci sono segnali (pochi) di cambiamento – moratoria debiti PMI, incentivi start up… – ma la strada per la competitività è impervia in Italia: restano l’aumento IVA, la pressione fiscale sulle imprese (che sopportano una tassazione reale del 55%) e l’aggravio di imposte come IMU («una patrimoniale sui beni strumentali: è come se si mettesse una tassa su pc e telefonini della gente comune») e IRAP («una tassa sulla crescita: chi vuole crescere assume, si indebita e paga più IRAP»).

La burocrazia

Gli adempimenti fiscali cui è soggetta l’impresa sono 120 e secondo la Banca Mondiale fanno perdere alle aziende mediamente 36 giorni lavorativi l’anno: il 76% in più della media UE e il 46% in più dei paesi OCSE.

Non si tratta solo di adempimenti: evidenziamo anche  i tempi di attesa per far rispettare i contratti commerciali (siamo penultimi al mondo) e le criticità del istema giudiziario. Se sommiamo tutti i parametri chiave (quadro giuridico, pagamenti regolari, tempi di sentenze di insolvenza o fallimento, procedure per far rispettare i contratti commerciali) finiamo per essere ultimi al mondo.

Da contraltare all’unico dato positivo, la riduzione dei tempi di avvio attività (23 giorni nel 2000, 6 nel 2010) fa l’aumento dei costi di avvio: il 18,6% del reddito pro-capite, contro il 5,6% di una media OCSE (0,9% in Francia!).

Stretta creditizia

In questo quadro si inserisce l’aggravante della stretta al credito, alimentata dalla crisi. Un esempio: per prestiti da 1 mln di euro in 5 anni le imprese italiane sborsano nel 2012 il 6,24%, contro il 4,14% di quelle francesi e il 4,04% di quelle tedesche. Per le piccole imprese il conto è più salato: per un prestito da 15 mila euro in 6 anni i tassi arrivano al 10%. E per un affidamento da 5 mila euro sul conto corrente bisogna calcolare un costo minimo annuale di 160 euro.

Il Rapporto Doing Business 2013 della Banca Mondiale in tema di accesso al credito pone l’Italia al 104esimo posto (in una classifica di 185 paesi) e in effetti sul IIIQ 2012 indica che solo il 30,8% delle imprese dei servizi, commercio e turismo non ha avuto alcun problema, contro un 19,3% che è rimasto al palo senza riuscire a soddisfare le proprie esigenze finanziarie e un 49,9% che ci è riuscito ma ha avuto difficoltà.

Moratoria debiti PMI

L’unico capitolo relativamente positivo. L’ultima moratoria delle banche per il credito delle PMI, ha avuto un buon seguito: sono state accolte 38mila domande, con 13 miliardi di euro di debiti residui sospesi: un «metodo efficace che consente all’associazione bancaria e alle associazioni imprenditoriali di trovare soluzioni semplici ed effettivamente praticabili nella realtà quotidiana di molte imprese».

Ma precisiamo, la Moratoria è costata alle PMI Italiane, non è stata concessa gratuitamente.7

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