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Covid e internazionalizzazione: le riaperture del 2021

Il Coronavirus ha mutato gli scenari internazionali del commercio e l'idea stessa dei processi di internazionalizzazione e promozione.

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I libri di storia del futuro saranno pieni di notizie e descrizioni del ventennio che stiamo vivendo. Il coronavirus ha mutato gli scenari internazionali del commercio, mutando la visione delle distanze e modificando l’idea stessa di intraprendere processi di internazionalizzazione e promozione delle eccellenze italiane all’estero. Numerosi Paesi hanno vissuto restrizioni e chiusure di confine che hanno generato non pochi problemi nei confronti delle imprese che hanno incentrato la propria attività primaria sull’export e le attività di promozione nei mercati esteri.

Tante la piattaforme digitali che permettono di svolgere incontri da remoto, ma come tutti i titolari di impresa sono consapevoli, dopo il primo approccio è importante sviluppare un incontro face to face con i propri partner e clienti. In Albania, a partire dal 1 giugno sono state riaperte le frontiere terrestri e l’ingresso nel paese via terra è permesso agli stranieri senza più obbligo di auto isolamento. In Austria, per i viaggiatori italiani che si recano nel paese per incontri è possibile entrare senza la necessità di produrre un certificato medico o di sottoporsi ad obblighi di quarantena. Invece, chiunque entri in Belgio dall’estero è tenuto 48 ore prima dell’arrivo a riempire un formulario on line, ad esclusione dei soli ingressi via terra per soggiorni inferiori alle 48 ore o che facciano seguito a viaggi all’estero di pari durata. A partire dal 12 settembre 2020, l’ingresso dei cittadini stranieri in Bosnia Erzegovina è condizionato alla presentazione alle Autorità di frontiera dei risultati di un test di negatività al virus.

Sono esentati dall’obbligo di presentazione del certificato i cittadini di Serbia, Croazia e Montenegro, i diplomatici ed i funzionari di Ambasciate ed Organizzazioni Internazionali accreditati nel Paese, nonché i trasportatori merci e chi si occupa di mansioni lavorative legate agli equipaggi. In Danimarca non è ammesso l’ingresso di viaggiatori provenienti dall’Italia per motivi turistici. Si può entrare nel Paese solo se in possesso di validi motivi legati al lavoro o allo studio. Nel paese è possibile fissare appuntamenti di business per avviare processi di internazionalizzazione. In Estonia, a partire dal 1 settembre 2020, ai viaggiatori stranieri in arrivo nel Paese è consentito di scegliere il test per il coronavirus come alternativa all’auto-isolamento di 14 giorni. Attualmente, per chi è interessato ad recarsi in Finlandia è previsto l’autoisolamento fiduciario di 14 giorni.

Ai viaggiatori in arrivo in Francia, sarà richiesta la presentazione di un test medico, mentre in Germania per chi si sia recato in un’area a rischio sussiste l’obbligo di segnalare il proprio ingresso: tale obbligo è tuttavia considerato assolto da parte di coloro che hanno compilato il “formulario per lo sbarco” (distribuito a tutti i passeggeri sugli aerei). Fino al momento in cui si ottiene il risultato negativo del tampone è obbligatorio restare in isolamento domiciliare. I casi di esenzione dall’obbligo di tampone sono regolati in dettaglio dai singoli Laender e sono comunque normalmente considerati esentati i lavoratori transfrontalieri e gli autotrasportatori. Per chi si reca a Malta, a partire dal 13 novembre 2020, tutti i viaggiatori provenienti da Roma (tutti gli aeroporti), Milano (tutti gli aeroporti), Bologna, Napoli, Perugia, Pescara, Pisa, Trieste, Torino e Venezia dovranno attenersi alle regole della Amber List e presentare un’attestazione di test con esito negativo, nelle 72 ore antecedenti l’ingresso a Malta. In Norvegia, a partire dal 9 novembre, i viaggiatori provenienti dai paesi rossi devono presentare, all’arrivo in Norvegia, un certificato di test con negatività effettuato meno di 72 ore prima dell’ingresso. Coloro che non sono in possesso del certificato, possono essere respinti. Per quanto riguarda il Portogallo, l’Italia non rientra nella lista dei Paesi considerati ad alto rischio epidemiologico, pertanto i cittadini italiani provenienti dall’Italia non necessitano di particolari permessi e possono muoversi sul territorio per incontri d’affari o attività turistiche.

In Slovenia, tutte le regioni italiane, tranne la Calabria, sono inserite nella lista rossa e bisogna fare una quarantena di 10 giorni all’ingresso nel Paese. Prima dell’arrivo in Spagna per via aerea o marittima è necessario compilare un “formulario di salute pubblica” e presentare un certificato che attesti di essersi sottoposto a un tampone, risultato negativo, effettuato nelle 72 ore antecedenti l’ingresso nel Paese.  Non sussistono limitazioni all’ingresso in Svezia per tutti i cittadini di Paesi UE e Schengen o con permessi di soggiorno in corso di validità e lo stesso è valido per la Svizzera anche se è in vigore l’obbligo di quarantena di 10 giorni per coloro che nei dieci giorni prima dell’ingresso in Svizzera abbiano soggiornato in uno Stato o in una regione considerata ad alto rischio di contagio.

In Ucraina, dal 30 ottobre 2020 l’Italia è inserita nella “zona rossa“, il che implica che chi fa ingresso in Ucraina dall’Italia deve esibire un PCR test con esito negativo, mentre per quanto riguarda l’Ungheria vi sono restrizioni che toccano tutti i cittadini stranieri ed è bene informarsi sul sito dell’Ambasciata prima di intraprendere iniziative di spostamento. Restando ai Paesi europei ove viene registrata la presenza maggiore di attività di internazionalizzazione con e delle imprese italiane, la situazione attuale in rapporto alla pandemia sanitaria è estremamente variabile ma sono in molti a volere una lenta ma decisa riapertura delle opportunità e capacità economiche.

L’emergenza sanitaria ha indotto la più grande crisi economica che il mondo abbia mai affrontato negli ultimi 100 anni dalla Grande Depressione del ’29. Le PMI si sono trovate a fronteggiare le ricadute economiche e strutturali della pandemia partendo da situazioni di liquidità e patrimonializzazione, rilevanti per la valutazione del merito creditizio e relativa sostenibilità, non adeguate. Infatti, al termine della Fase 1 (Maggio 2020), la maggior parte delle PMI si è trovata in condizioni di estreme necessità finanziarie e solo una parte residuale (25%) è riuscita a cogliere le nuove opportunità derivanti dalla riconversione degli impianti per la produzione di prodotti “essenziali” (i dispositivi di protezione individuale) o l’adozione di nuove iniziative di business finalizzate all’internazionalizzazione dell’impresa.

Per ogni informazione specifica su come intraprendere iniziative di internazionalizzazione e di export in epoca di pandemia sanitaria è possibile rivolgersi ad Euromed International Trade per una consulenza personalizzata, specifica e attenta alle esigenze individuali di ogni singola impresa interessata ad una ripetenza sui mercati globali.


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Domenico Letizia
Domenico Letizia
Giornalista.
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